La Divina Marchesa è un personaggio il cui incanto va oltre il tempo e le forme d’arte.
Una donna che ha segnato, inesorabilmente, i tempi passati e forse anche futuri: Luisa Casati.
Una nobildonna, mecenate delle arti, il cui fascino ha influenzato la storia. Essa stessa assurgeva ad opera d’arte vivente.
Una delle donne più conosciute dell’inizio del secolo scorso. Amava stupire. Essere al centro dell’attenzione per riuscire a catalizzare l’attenzione sui suoi obiettivi. Ambiziosa ed affascinante incrociò i destini dei principali artisti della sua contemporaneità. Ne influenzò il pensiero, da Giovanni Boldini a Giacomo Balla, da Filippo Tommaso Marinetti a Gabriele D’Annunzio.
Fu, sicuramente, la sua forte personalità a renderla un personaggio senza tempo. Ricordata per la sua vita e non per i suoi debiti.
Persona di primo piano nelle mode e nelle arti. Con la sua eccentricità la divina marchesa, come la definì D’Annunzio, ebbe un’esistenza sopra le righe. Divenne una leggenda vivente.
Il suo trucco esagerato era la maschera che albeggiava verso la modernità.
Il dandismo della marchesa diviene una performance di proiezione futuristica.
Giocava con il suo corpo. Era la chiara interpretazione di una parte, uno nuovo ruolo, il cui eco è ancora oggi fruibile.
Brillante ed intuitiva, circondata di intelligenze, la sua mondanità divenne uno strumento.

Luisa Casati, la dark lady che indossava i serpenti al posto dei gioielli, si potrebbe quindi definire l’antesignana dell’arte performativa. Icona che proietterà ad una nuova dimensione estetica.
Donna fatale dagli abiti scenografici, appassionata dell’occulto, rivive negli occhi del nostro secolo.
L’idea della Divina Marchesa è stata spesso reinterpretata, anche in passerella.
Questa donna iconica, artefice consapevole del proprio destino e dell’immaginario che avrebbe tramandato, continua ad essere costantemente davanti ai nostri occhi.
Memorabili le collezioni a lei dedicate da John Galiano per Dior a Karl Lagerfeld per Chanel, da Tom Ford a Giorgio Armani, da Zac Posen ad Alexander McQueen, da Cartier a Bulgari.
La casa di moda “Marchesa” ispirò il nome del suo brand a questa donna sensazionale.

Renée Zellweger in Marchesa at the 2004 premiere of Bridget Jones, The Edge Of Reason
© Getty Images
Nel 2016 Alberta Ferretti s’ispirò a Luisa Casati per una limited edition.
“Ho pensato a questa collezione – spiega la stilista – come un mezzo per esprimere il mio linguaggio di stile, che è sempre molto legato alla personalità femminile. Ho voluto presentare la collezione con un video perché oggi la moda deve inviare messaggi precisi, veloci e immediatamente fruibili da una platea ampia che proprio attraverso la moda, e nella rete Internet e con i social networks partecipa al movimento globale”
Nel 2020 la Divina Marchesa, Luisa Casati, fa capolino ad Altaroma e al teatro Ariston di Sanremo.
A gennaio ad Altaroma ha avuto luogo la “prima” personale presentazione dello stilista Gian Paolo Zuccarello, con la Collezione Haute Couture S/S 2020 “à Marchisa”.
In scena il dialogo onirico fra la Divina Marchesa Casati di Milano e Franca Florio detta la regina di Palermo.
In passerella proposte dai volumi esagerati, adornati da ricami a telaio a filo a pietre, cristalli, perle e piume. Si passa dal rigore del tailleur da giorno alle camicie importanti su pantaloni smoking, da abiti corti seducenti e femminili ad abiti lungi che avvolgono il corpo in trasparenze e asimmetrie, per poi esplodere in un gioco di forme e volumi per la bonne soirèè.
Nobili ed esclusivamente italiani sono i tessuti: fibre naturali, tulle, mussola, organza di seta di cotone, broccato, mikado, velluto, ed eco pelliccia, i must della collezione.
Stile Liberty anche nei Gioielli di Gaia Caramazza realizzati per la collezione S/S 2020 di Gian Paolo Zuccarello. Lunghi fili di perle, intrecci e forme ricercate donano alla silhouette una femminilità esplicita e libera.

A febbraio invece un provocatorio Achille Lauro in Gucci ha calcato il palcoscenico del Teatro Ariston durante il settantesimo festival di Sanremo. Durante la quarta serata del Festival si è presentato sul palco con un trucco violaceo ad enfatizzare la necessità di andare oltre gli schemi duali e canonici. Il giovane cantante indossava un copricapo di piume e cristalli, collant scintillanti e tunica nera in chiffon plissettato omaggio alla divina marchesa “performer prima della performing art”.
Di una cosa si può esser certi, che anche con l’inizio del nuovo decennio si ha bisogno di Luisa Casati.