L’atmosfera natalizia di anno in anno viene anticipata.
Londra, Parigi e Vienna hanno già adornato di luci le loro strade.
Mentre su Roma è impietoso l’abbellimento da emergenza spazzatura che affievolirebbe persino l’animo gaio del più accanito degli amanti del Natale.
L’inverno è alle porte e le grate per lo smaltimento delle acque reflue sono piene di sporcizie e nuove forme di vegetazione.
La manutenzione ordinaria e straordinaria sembra un miraggio lontano.
Essere un pedone è uno sport estremo. Utilizzare i mezzi pubblici un’avventura destinata al filone cinematografico noir. Sopravvivere alla giungla del traffico romano alla mercé dell’indecente non curanza della segnaletica stradale è un progetto assai ambizioso.
Vi starete chiedendo cosa c’entra questa riflessione con il tema principale del blog.
In realtà la risposta è semplice.
La moda è l’aspetto e il comportamento di una comunità sociale che si riflette nel modo di abbigliarsi ma anche nel “modus” di comportarsi.
Da queste circostanze di inciviltà sparsa è inevitabile l’abbrutimento sociale. Tutti si sentono autorizzati ad agire senza soffermarsi al pensiero universale che la mia libertà finisce dove inizia la libertà del mio prossimo.
Insulti e aggressività appena affacciati dalla finestra. Insulti e aggressività appena connessi su Facebook. Qualcosa è andata storto.
È davvero questo ciò che vogliamo?
Fomentare l’odio è sbagliato. Ma in questo momento “va di moda”. Il termine torna poiché usanza diffusa.
L’odio contro il diverso.
L’uomo dalla pelle dal colore differente dalla nostra, l’uomo affetto da sindrome di down, l’uomo che (inevitabilmente) invecchia, l’uomo che ha un’opinione differente e che non ha quindi votato per l’attuale governo. Odio mio fratello perché sono insofferente. Sul potenziale malessere di una Nazione è stato edificato un governo populista che dall’odio ricaverà una nuova forma di autoritarismo.
Vengono additate professioni e fomentata la caccia alle streghe.
Il sessismo è dilagante.
Noi giornalisti siamo stati definiti puttane e pennivendoli dagli esponenti politici che in “teoria” dovrebbero rappresentare il popolo, nella sua totalità. Ho purtroppo poco tempo da dedicare a delle passeggiate, ma sento sempre in me l’istinto d’entrare in edicola per agguantare e stringere al petto uno o due quotidiani, pagarli e riprendere il mio cammino. è accaduto questa domenica, la scorsa, e quella prima ancora. Le strade della città erano in condizioni pietose. Compito del giornalista è quello di raccontare i fatti e raggiungere più lettori possibili. Indipendentemente da chi è al vertice non si fanno favoritismi. E poi è impietosa la realtà.
Inevitabile la “famigerata nota di colore” nella stesura di questo pezzo.
Infatti, vien da sorridere se si pensa a quanto sia in realtà difficoltoso esercitare la “professione più antica del mondo” nella Capitale: non si trova spazio sui marciapiedi straripanti di spazzatura.
Disturbare le peripatetiche per flagellare i lettori con del sessismo gratuito e offese regalate è la situazione attuale.
Non saranno le parole a rendere tangibile questo mio pensiero ma la galleria di foto che troverete a corredo dell’articolo.
L’emergenza decoro a Roma non è un’invenzione della Stampa.
E se si vuole formulare una teoria della conoscenza, la verità è che l’Italia si trova al 62º posto nella classifica sulla Libertà di Stampa stilata da Freedom House.
Tuttavia, mi rincuora il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Il rapporto tra tutela delle minoranze e della libertà di stampa è un elemento importante della nostra Repubblica. La tutela delle minoranze e della loro cultura non è soltanto un diritto fondamentale ma anche un interesse generale della Repubblica perché il confronto e il contributo delle varie identità è una ricchezza per qualunque Paese democratico”, così ha sottolineato il capo dello Stato.
Essere giornalisti è difficile.
Vivere da coraggiosi è una prerogativa.
Mancano trentasei giorni al Natale e all’utopica convinzione che in questa occasione bisogna essere tutti più buoni.
Ma facciamo un passo indietro. Traduciamo i valori positivi e applichiamoli all’intero anno. coraggio, onestà intellettuale e libertà.
Per la meschinità strumentale purtroppo c’è sempre tempo.