Come raccontare le dinamiche del potere attraverso gli occhi delle donne, ce lo racconta la regista Francesca Comencini che partendo dal libro di Saviano, evidenzia il punto di vista femminile predominante nella seconda stagione di GOMORRA – LA SERIE, venduta in 130 stati ed in onda su Sky Atlantic dal 10 maggio con due episodi serali ogni martedì.
E nella cornice del Teatro dell’Opera di Roma, “un boccascena che grida verità”, come l’attore Marco D’amore definisce questa inusuale location dove avviene la commistione tra alto e basso, che si apre il sipario sul ruolo della Donna nella camorra. L’unica regista donna del gruppo Sollima, Cupellini, Giovannesi ci spiega come il mondo sia cambiato, e come nella camorra gli uomini e le donne abbiamo un ruolo paritario. Le donne sono nel tessuto, non sono più madri e mogli che piangono per la morte dei propri figli e mariti, ma rappresentano parte attiva del substrato criminale riempendo le tasche delle loro tute da ginnastica attillate, di banconote sporche di sangue, cocaina e smalti glitterati.
Gomorra racconta il mondo attraverso Napoli ed è un incessante studio della realtà, di vite e storie realmente accadute. Roberto Saviano cita le Reine del Messico, un universo femminile che sniffa, regge le fila del gioco, paga con carcere duro e muore in modo clamoroso, corrieri di morte… ma parla anche del clan di sole donne che gestiva una centrale per lo spaccio di droga, scoperta dai carabinieri in un’abitazione di Pomigliano d’Arco dove veniva ottimizzata tutta la produzione e si occupavano anche del confezionamento e dello smercio di cocaina, hashish e marijuana.
Se nella prima stagione della serie, “donna Imma” Savastano rappresetava la leonessa che badava alla sua famiglia, a primeggiare c’è Scianel, una iena spietata, rude, sgradevole e solitaria, pronta a tutto pur di ottenere il potere. È Cristina Donadio, una delle new entry della serie, che tratta il suo personaggio come un archetipo greco, prendendo come riferimenti Medea e Clitemnestra. La ferocia di Scianel come eroina greca che ha “imbastito” un abito che si struttura a personaggio, curando i dettagli… ascoltando , più che parlando.
Gomorra è così, vera in tutte le sue sfaccettature, grottesca nel suo essere. Dove il lusso è fatto di abiti costosi, ma kitsch… perchè l’ostentazione del possesso supera il concetto di bello e ne cambia i codici. Gomorra ha rivoluzionato il modo di fare fiction, dove non si denuncia, ma si racconta la verità, che è l’unico modo per sconfiggere la silenziosa omertà che fomenta il crimine.
